Sinner, oggi contro Djokovic a Wimbledon: «Ormai ci conosciamo bene, sull’erba non ho ancora vinto. Mi sento diverso»

di
Gaia Piccardi

Sinner – Djovkovic oggi a Wimbledon. Il gomito di Jannik non preoccupa più, ieri il serbo ha fatto scattare l’allarme non allenandosi dopo la caduta con Cobolli. Il giovane Basile dopo l’allenamento con il numero 1: «Tira fortissimo»

DALLA NOSTRA INVIATA
LONDRA – Se questi fili d’erba potessero parlare. Ci racconterebbero le due scivolate attorno a cui ruotano i destini della semifinale alta del tabellone di Wimbledon di oggi (dalle 16.100), la decima volta tra il totem Novak Djokovic e il suo upgrade, Jannik Sinner, il ragazzo di Sesto Pusteria che veniva al mondo nell’anno in cui il Djoker diventava il miglior Under 14 d’Europa, davanti a Andy Murray.

Correva il 2001, e solo gli dei del tennis potevano immaginare che le strade di quelle due creature di montagna, le Dolomiti e il Monte Kopaonik, dove i genitori di Djokovic gestivano una pizzeria con campo da tennis dirimpetto, si sarebbero incrociate nella stessa metà del campo centrale di Church Road, Jannik caduto negli ottavi con Dimitrov e Novak nei quarti con Cobolli, il primo nell’angolo dove inseguiva un tracciante del bulgaro per agganciarlo di rovescio (primo game) e il secondo all’altezza del segno del servizio (match point), spalancando le gambe come Bambi sul ghiaccio. 



















































Dipende da un gomito ammaccato e un inguine strattonato il risultato della partita che deciderà il secondo finalista di Wimbledon, dopo la sfida tra sani: Alcaraz-Fritz.

Diciamo sempre che Sinner ha studiato Djokovic, però questa volta è vero il contrario. Le due ore di allenamento che ieri il serbo aveva prenotato a Aorangi Park sono state prima posticipate e poi annullate, scatenando l’allarme-Djoker. Martedì, dopo la vittoria per il ritiro di Dimitrov, era stato Jannik a depistare stampa e curiosi, scegliendo di colpire qualche palla sul veloce indoor, contravvenendo al consiglio dei suoi coach. 

Visto il gran caldo piombato su Londra, il Djoker potrebbe aver fatto la stessa cosa oppure aver optato per una giornata di riposo, che a volte è il balsamo migliore (insieme a ghiaccio, massaggi e antidolorifici) per un infortunio. In Australia, a gennaio, non era finita bene: un dolore alla coscia sinistra aveva costretto l’uomo dei 24 titoli Slam al forfeit con Zverev in semifinale. Non aveva toccato palla dal quarto con Alcaraz.

Basile dopo l’allenamento con Sinner: «Tira fortissimo»

Sinner pare ristabilito, Djokovic chissà. Ieri a Aorangi, dopo Jacopo Vasamì, Jannik ha tenuto a battesimo un altro giovane talento del tennis italiano: Pierluigi Basile, classe 2007, ritenuto all’altezza di scambi serrati, confidenze, foto finale di rito per i social. Basile ne è uscito stralunato: «Mi chiedevo, davanti alla tv, come fosse per i suoi avversari affrontarlo. Adesso lo so: tira fortissimo!». 

Il gomito destro del campione era ancora bendato, il braccio protetto dalla manica bianca griffata dallo sponsor. Precauzione, a questo punto, più che necessità. «Su una forte botta di servizio di Shelton ho steccato e sentito qualcosina — aveva detto dopo i quarti —, poi il fastidio è passato». Nelle vecchie leggende alpine, c’è la figura dell’uomo che sussurra alle pietre. Oggi Sinner dovrà ritrovare pienamente il senso per l’erba per arginare le ambizioni di un rivale che domenica vorrebbe infilare in valigia l’ottavo titolo di Wimbledon (sarebbe record) e il 25° Major (record assoluto, superando anche l’antenata Margaret Court). 

«La mia motivazione più forte — conferma l’ex numero uno —, benché il mio fisico non sia più quello di una volta». Cosa resta da dire sul fuoriclasse ancora competitivo a 38 anni (lui e Sinner sono gli unici sempre in semifinale nei tre Slam stagionali), mentre Rafa Nadal si vanta con gli amici di aver fatto hole in one e Roger Federer è rimasto a Londra per impegni con gli sponsor? 

Un collega americano ha ritrovato dopo sei anni the finger Lady, la signora bionda che nel 2019, sul match point della finale di Wimbledon che Federer è arrivato a due passi dal strappare dalle grinfie di Djokovic, si alzò in piedi inquadrata in mondovisione: ancora uno, diceva quel dito indice puntato verso il campo, ancora uno ed è fatta. Beh, the finger Lady, ritirato il maestro svizzero, è diventata tifosa del Djoker. «Ma dai… che piacevole colpo di scena» ha commentato il serbo.

«Ormai ci conosciamo bene, sappiamo pregi e difetti reciproci. Con Djokovic, sull’erba, non ho ancora vinto». Kappaò nei quarti 2022, dopo aver condotto due set a zero, e di nuovo in semifinale nel 2023, quando il punteggio era stato più severo ma Jannik aveva avuto la sensazione di esserci andato più vicino. «Sul verde è questione di esperienza, e io sto ancora cercando di capire che giocatore sono sull’erba. Mi sento diverso e migliore. Ho più fiducia, mi muovo con più agilità, mi sento a mio agio». Con Shelton ha indossato scarpe nuove, per ottenere il massimo del grip dalle suole. E ieri, prima dell’allenamento, ha corso al piccolo trotto a piedi nudi sull’erba, quasi per chiederle il permesso di lasciarlo passare. Piccoli trucchi per una performance più efficace: si diventa re anche così.

11 luglio 2025 ( modifica il 11 luglio 2025 | 12:39)

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